Come comprendere lo stato d'animo dei nostri bambini ai tempi della quarantena
I bambini normalmente risentono delle emozioni e del clima emotivo che regna all’interno della famiglia, di conseguenza la situazione di emergenza sanitaria che stiamo affrontando ha un impatto anche su di loro. I bambini hanno sempre le antenne tese, sono estremamente recettivi e sono in grado di cogliere molto di più di quanto noi grandi immaginiamo. A volte ci troviamo a giocare con loro, ma magari la nostra mente è persa in difficoltà lavorative, ripensiamo alla discussione avuta con un collega, o ad una incomprensione con una persona a noi cara che abbiamo appena sentito al telefono, e magari improvvisamente il nostro bambino ci chiede? “mamma ma perché sei triste? O arrabbiata? Mamma ma dai giochi con me?” il vostro bambino si sta accorgendo che anche se siate lì con lui in realtà siete assenti, con la mente altrove. Quello che lui sente è una presenza assente. In questo momento così delicato di emergenza, anche noi grandi possiamo trovarci in alcuni momenti invasi da pensieri ed emozioni, che ci attraversano come onde.
L’emergenza covid si sussegue in fasi che sono tuttora in divenire e questo non ci permette di riassestarci emotivamente.
In un primo momento, la notizia della chiusura della scuola è stata vista da alcuni bimbi come una vacanza inattesa. La vita continuava con le solite routine. Magari si sono accorti di un po’ di agitazione che iniziavamo a provare noi adulti, impegnati nella riorganizzazione del quotidiano secondo nuovi ritmi. Possiamo aver notato che i nostri bambini facevano più capricci del solito, che erano più agitati, soprattutto verso sera, e che facevano più fatica ad addormentarsi, oppure che facevano più rumore del solito. Tutti questi comportamenti sono del tutto normali in questa situazione, sono segnali che ci dicono che i nostri bambini hanno bisogno di essere visti, di rassicurazione nel momento dell’addormentamento, ad esempio, che viene vissuto come una separazione. Se invece hanno sentito noi grandi un po’ giù di tono, un po’ spenti, possono aver fatto più rumore del solito proprio per attivare noi grandi. Per i bambini vedere l’adulto, la sua figura di riferimento e fonte di sicurezza, triste o spaventata può disorientare e angosciare, preferiscono quindi vederci arrabbiati. Dobbiamo comprendere quale aspetto emotivo risiede dietro alcuni comportamenti e ricordarci che in questo momento, più che mai, dobbiamo riuscire ad infondere in loro sicurezza e calma.
Se i nostri figli sono più grandi hanno interrotto numerose attività ricreative e sportive, possiamo vederli molto più irritabili del solito o spenti.
In alcuni casi possono comparire malesseri di natura fisica (mal di testa, mal di pancia).
Nella fase successiva dell’emergenza le limitazioni sono diventate di più, la possibilità di uscire è venuta meno, ai bambini e agli adolescenti è venuto a mancare improvvisamente lo sfogo motorio di cui avevano bisogno. Questa seconda fase, che stiamo vivendo, con la chiusura della scuola, l’obbligo ad uscire di casa solo per motivi seri, ha comportato l’impossibilità a riunirsi con amici, i compagni di scuola, i parenti e i nonni con cui spesso i nostri bambini trascorrono molto tempo.
I bambini, come abbiamo detto in principio, sono molto ricettivi, quindi la prima cosa che possiamo provare a fare, come genitori è prenderci degli attimi per ritrovare la calma dentro di noi.
È normale che i nostri bambini in questo momento in alcuni momenti si comportino come se fossero più piccoli, chiedendoci di aiutarli in attività che prima svolgevano in autonomia, il suggerimento è di essere accoglienti e di esplicitare le emozioni che stanno provando “la mamma/papà lo sa che è un momento difficile, è tutto un po’ faticoso”. Accogliete le loro emozioni, la loro tristezza o frustrazione, perché per un bambino, soprattutto se piccolo è difficile, comprendere l’importanza dell’isolamento in questo momento. Non rimproveriamoli e non sminuiamo i loro vissuti. Se invece quello che notiamo nei nostri bambini è soprattutto un aumento di iperattività, di irrequietezza, un aumento nell’irritabilità, dovuta anche all’impossibilità a scaricare l’energia corporea proviamo a proporre giochi, che possiamo fare anche all’interno delle mura domestiche, che consentano il movimento, percorsi ad ostacoli nel salone, il gioco della bandiera con il fratellino, la caccia al tesoro.
In sintesi per orientarci come genitori in questo complicato momento dobbiamo accogliere e legittimare le emozioni che vediamo nei nostri bambini, essere disponibili nel dialogo con loro e rispondere alle domande che ci fanno, non mentendo ma tranquillizzando. Atteniamoci ai fatti senza dilungarci in spiegazioni, usiamo un linguaggio semplice adatto all’età e se la domanda ci mette in difficoltà non precipitiamoci in risposte affrettate, meglio dire: “La mamma non lo sa, si informa e appena avrà informazioni più accurate ti dirà tutto per bene, ok?”. Parliamo con un tono rassicurante, ricordando che ci sono tanti dottori che si stanno occupando della situazione. Non lasciamo soli i bambini davanti a tv o notiziari, non esponiamoli a stimoli che possono traumatizzarli. Se vogliono sapere, scegliamo un momento insieme per guardare una sola fonte di informazione, accreditata. Ricordare che i bambini sono molto interconnessi con noi e se li vediamo allarmati domandiamoci se c’è qualcosa che allarma noi genitori, se noi siamo agitati, se il nostro bambino sta reagendo alla nostra agitazione o tristezza, in quel caso prendiamoci lo spazio per ritrovare la calma e l’equilibrio noi adulti.
Dott.ssa Alessia Pecoraro
Comments